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mercoledì 7 novembre 2012

La fede perduta


Nell'ultimo libro di Eugenio Borgna, "Di armonia risuona e di follia", ci sono delle pagine bellissime sul tormento di Santa Teresa per il vacillare angoscioso della fede. Lo strazio dell'anima nel sentire il vuoto di fede e la ricerca spasmodica per trovare nuovi appigli nella preghiera, suscitano nel lettore emozioni intense e quasi sconcerto per questa testimonianza di lacerante disperazione.
Molti anni fa, ho assistito di persona ad un tormento analogo in un sacerdote che da mesi era lacerato dal vissuto di indegnità circa il suo ruolo di "servo di Dio" e da un progressivo affievolirsi di quella che fino a poco prima considerava una "fede incrollabile". Il circolo vizioso in cui si dibatteva quest'anima dolente era disegnato dal crescente vissuto di inadeguatezza al proprio ruolo, un senso di colpa cupo che ne spegneva ogni spinta vitale e la considerazione amara e straziante che le sue preghiere accorate non ricevevano le risposte sperate, alimentando così il vissuto di indegnità e lo spegnersi progressivo della fede. Che pena quello sguardo smarrito alla ricerca della luce che fino ad allora, per quasi quarant'anni, lo aveva guidato nelle sue scelte. Il Dio cui aveva dedicato intera la vita gli voltava le spalle, condannandolo all'indegnità, oppure...mancava di bontà nel consentire la sua perdizione...oppure ancora, -che strazio quest'ultima ipotesi indicibile- non era un Dio Onnipotente come sempre aveva creduto; forse un inganno. Lentamente il Sacerdote riuscì a superare la sua crisi esistenziale e la fede ricomparve, prima con un tenue chiarore fino a splendere di nuovo luminosa. Don M. ha ripreso da tempo la sua vita di religioso purissimo e forse del suo tormento non è rimasta alcuna traccia; ma quanta angoscia disperante in quello sguardo! Mai ho incontrato, né prima né dopo di lui, tanta disperazione.

5 commenti:

  1. Come ha superato una crisi così profonda? Dov'è il confine tra la messa in crisi di un valore fondamentale su cui si é costruita una vita e la sofferenza psichica ascrivibile a patologie note? Sono sovrapponibili? Il tema apre innumerevoli interrogativi forse destinati a rimanere insoluti, così come la fede stessa è avvolta nel mistero...

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  2. Il grande tormento della persona di cui si parla aveva radici in uno stato depressivo profondo. Naturalmente il tema dell'indegnità, spesso presente in stati depressivi di una certa rilevanza, nel caso citato assumeva la connotazione religiosa, con l'angoscia depressiva vissuta in una dimensione mistica. Era davvero toccante assistere allo strazio impotente di quest'uomo che si sentiva precipitare nella dannazione per aver perduto la fede.

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  3. bella quest'esperienza...a volte si tende a pensare che certe "categorie " di persone (in questo caso,gli uomini di fede),siano molto meno vulnerabili agli aspetti emotivi del vivere comune...questo caso invece ha dimostrato come tutti gli esseri Umani siano inevitabilmente portati a conoscersi e sperimentarsi attraverso percorsi di sofferenza,confusione,instabilità...Io penso che le vere scelte,le vere crescite interiori debbano passare attraverso questi momenti di disperazione...il bello è quando,come sono riusciti a fare don M.e il suo terapeuta,torna a splendere il sole!

    elisabetta

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  4. Non credo che sarei così felice se non avessi sofferto tanto in passato

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  5. Non so se la sofferenza sia una condizione naturale dell'uomo, tuttavia forse può servire per "pulire" il proprio spirito quando la si attraversa. Altre culture la definiscono come "karma", una sorta di "lavaggio" dell'esistenza per giungere alla purificazione completa. Un ticket per la vita...
    Pasquale Matera

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