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venerdì 23 novembre 2012

La lettera



Qualche giorno fa, in un vecchio cassetto, ho ritrovato una lettera ingiallita dagli anni. Il bollo postale, ancora perfettamente leggibile, indica la data: 23 Aprile, 1940. La busta, intatta nonostante siano trascorsi 82 anni, contiene un foglio profumato di colore rosa e…dolcissimo allegato…due foglioline unite tra loro da un filo rosso. Questa lettera, scritta da mia madre poco più che bambina a una sua cugina lontana, ha resistito al trascorrere del tempo, ai traslochi e alle scomparse delle due piccole corrispondenti. Che testimonianza straordinaria di trasporto infantile e di antiche abitudine in disuso.
Sono molti anni che non scrivo una lettera e tanti anni che non ne ricevo. Che dolce, e a volte struggente, era un tempo l’attesa di una lettera da parte di una persona cara. E che gioia intensa trovarla nella cassetta dopo giorni e giorni di aspettativa delusa. Le lettere scritte da ragazzo a un amico, alla mia famiglia, a un tenero amore lontano, vorrei poterle rivedere, sentirne la dolce consistenza, rileggerle e raccoglierle in uno scrigno da conservare gelosamente in un cassetto. Così come vorrei poter riavere tutte per me le lettere ricevute negli anni; leggerle e rileggerle più volte prima di riporle nello scrigno segreto, riservando il posto d’onore all’ultima lettera che ha riscaldato il mio cuore. 

7 commenti:

  1. Scrivere le lettere era un rituale, ma anche un deterrente. L'avvento della posta elettronica ha facilitato gli scambi di comunicazioni e di idee per chi è più restio a prendere in mano carta e penna. Certo, nella email manca la scrittura autografa, essa stessa veicolo di messaggi del mittente. Forse è per questo che era difficile scrivere: le parole possono essere ponderate, calcolate, l'autografia no. L'autografia è immediata e non mente, dice molto della persona, e per me, timida e insicura, scrivere con la penna era come rivelarmi all'altro, mostrarmi nuda.. Ma oggi non ci sono più spazi per la scrittura autografa. E questo è sicuramente una perdita.












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    1. Con la posta elettronica, che facilita di molto i contatti, si perde il tempo dell'attesa e il piacere del raccoglimento silenzioso e intimo che richiede lo scrivere una lettera. Inoltre, come fai rilevare, è assente l'elemento personale, autografo, traccia viva dello scrivente. Quante testimonianze vive, tenere e a volte struggenti, danno le lettere scampate al trascorrere del tempo! Le lettere dei soldati dal fronte, degli emigranti alle famiglie lontane, degli amanti divisi, ripropongono a distanza di anni emozioni intense, gioie e dolori, sconforto e speranza. Rileggendo la lettera di mia madre ho potuto immaginarla bambina, ho riconosciuto la sua grafia minuta e incerta, ne ho risentito il profumo; per pochi attimi mi è sembrata ancora presente nella mia vita.

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  2. Condivido cio' che avete scritto, trovo sia bellissimo poter ritrovare vecchie lettere scritte in un tempo lontano, immergersi in vite così diverse dalle nostre, un altro linguaggio e un'altra scrittura.
    Con la tecnologia abbiamo perso il piacere di scrivere, anche di prendere materialmente in mano una penna mentre un tempo anche la calligrafia aveva la sua importanza.
    Trovo sia un gran peccato che la gente non apprezzi più questo strumento a mio avviso così tenero e intimo.
    Anch'io come Mica ho sempre preferito la scrittura all'oralità un po'per il carattere timido e riservato che mi contraddistingue e un po' perché trovo sia il mezzo migliore per poter esprimere la purezza delle emozioni ed entrare in confidenza con l'altro spalancando le porte del proprio animo senza timore di essere bloccati da un'eccessiva emotività.
    Alcune lettere le scrivo ancora durante l'anno, in particolare per una persona speciale che mi accompagna nella vita. Un modo dolce per esprimere tutta la mia gratitudine e tutto il mio affetto che altrimenti non riuscirei a rendere e descrivere con la stessa intensità.

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  3. Grazie, Sara, per il tuo commento, e fortunata la persona che riceve da te attestati di affetto e gratitudine così intensi.

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  4. Le lettere di mio padre, emigrato, periodiche; tornavo da scuola e lo sguardo andava sempre sul tavolo dove mia madre le riponeva.
    Lei aspettava me per aprirle; me le porgeva perchè io le leggessi. In quel momento nella mia testa c'era la voce di mio padre che raccontava frammenti di vita, e la sua lontananza diveniva un pò più accettabile. Subito dopo, una penna e un foglio bianco che sembrava aspettare di accogliere a sua volta i nostri racconti di un vissuto quotidiano sicuramente triste, ma che veniva stemperato ad arte per non accrescere il disagio della sua condizione di emigrante....Il pensiero in questo momento va a quei gesti, rituali, pieni di voglia di raccontare, seppure con la consapevolezza che gli istanti non sarebbero stati più gli stessi...ma con la convinzione che sarebbero stati assaporati come se il tempo si fosse fermato lì.
    pasmat

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    1. Caro Pasmat, grazie per il tuo post così personale e intenso.
      La lettera di tuo padre, tanto attesa, sembra porsi come assoluta protagonista del vostro intimo momento famigliare.

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  5. Leggere i vostri commenti è come immergersi in un mare di emozioni e nostalgici ricordi che scaldano il cuore... personalmente non mi è mai capitato di assaporare questi momenti di attese e di intimo raccoglimento che descrivete in modo così delicato, forse perchè troppo presto immersa in un mondo fatto di presente e di immediato? E il naufragar m'è dolce in questo mare...

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